3 checklist indispensabili per comunicare la moda senza lasciare niente al caso

È passato quasi un mese dall’ultima lezione del Master in Comunicazione e Giornalismo di Moda, alcune di noi hanno approfittato di questa pausa per fare un viaggetto europeo, altre per tornare dalla famiglia e altre ancora con grinta e spearanza sono salite per andare a sostenere colloqui con importanti case di moda italiane, partner di Eidos Communication.

Nella giornata di sabato siamo in compagnia di Arianna Pietrostefani, web editor di Vogue.it per parlare di Fashion Editing.

Giunte al VI weekend ci è ormai chiara la differenza tra editoriale, ossia una storia raccontata, e shooting un insieme di foto still life, che abbiamo anche avuto l’opportunità di realizzare.

Ma questo appartiene ad un weekend passato, ora è la volta di vestire i panni di fashion editor.

Raccontare una storia attraverso le immagini

Raccontare una storia è il core del giornalista, fino ad ora ci siamo esercitate a farlo attraverso le parole, ma oggi grazie ad Arianna Pietrostefani impareremo a farlo attraverso le immagini.

Il fashion editor è il regista, chi racconta la storia, chi ha l’idea e conosce tutti gli step che poterla realizzare.

Per questa professione non basta conoscere solo i tecnicismi, un ruolo cruciale è dato dalla componente cultura, fondamentale e necessaria perché più sei informato e acculturato, più ti vengono idee.

Capita spesso che i fashion editor vadano a reperire le storie attraverso il vintage, e più ci si allontana indietro nel tempo più la fashion story sarà di successo, poiché viene a galla una cultura del passato che evoca stili e sentimenti il cui fascino non passerà mai di moda.

Per un fashion editor l’idea rappresenta il “la” alla creazione della storia.

La prima fase è di RICERCA, che parte dall’idea e si sviluppa in base a cosa ho in mente.

Data la loro ciclicità, le tendenze sono di aiutano nel fornire un primo bagaglio da cui attingere.

1. La check-list del fashion editor

  • Mi documento sul filone in questione: vedo film, fotografie e archivi;
  • Pongo l’attenzione su un personaggio emblema: vedo tutti i suoi look;
  • Analizzo i trend: focalizzo qual è l’obiettivo.

Chiarito il mood si passa alla ricerca odierna al fine di realizzare una storia in chiave contemporanea che tragga ispirazione dal passato, focalizzando la mia attenzione su l’abito/donna icona, risultato della mia ricerca.

In base alla storia organizzo il team: posso scegliere quello affezionato con cui ho già lavorato e con cui si è creata sinergia oppure lo organizzo ex novo sulla base della storia che ho in mente, a tal proposito strategica sarà la scelta del fotografo e del suo stile.

Appreso il processo creativo che c’è dietro la realizzazione di un editoriale, nel pomeriggio siamo passate all’esercitazione pratica e in coppia, seguendo tutti i passaggi siamo giunte alla creazione della nostra storia, per cui abbiamo scelto titolo, abiti, accessori, fotografo, stylist, make-up, hair, modelle e location.

Un'azienda che non parla di sé muore

Domenica a tenerci la lezione c’era Alessio Guidelli, ufficio stampa moda di Vhernier.

L’attività di comunicazione dell’ufficio stampa è finalizzata a GENERARE CONSAPEVOLEZZA, INCREMENTARE IL VALORE DEL BRAND e AUMENTARE LA REPUTAZIONE DELL'AZIENDA. È importante che sia costante in modo da trasmettere la presenza sul mercato, poiché un’azienda che non parla di sé muore.

MODA VS LUSSO

Prima di andare a fondo riguardo le strategie di comunicazione è opportuno chiarire le differenze tra Moda e Lusso.

La Moda trova sostentamento nel generare un desiderio che altrimenti non esisterebbe, il Lusso invece lavora sulla creazione di un sogno che ha sia una dimensione sociale (status symbol) sia una dimensione personale (gratificazione sensoriale).

Per creare desiderio devo comunicare le novità sul prodotto, ampliare la notorietà del brand e portare in vita un universo fatto di eventi, celebrities e glamour.

La sfilata rappresenta la chiave di volta per generare desiderio poiché dà visibilità e permette di creare contenuti che riproporrò costantemente affinchè il desiderio resti sempre vivo.

2. La check-list per organizzare una sfilata di moda

1. LA SFILATA

  • Riunione con il designer: essenziale per capire il mood, la collezione, la sua visione di donna, cosa vuole raccontare, la scenografia e la musica.
  • Inserimento in calendario: stabilito dalla Camera Nazionale della Moda Italiana
  • Location: decido il luogo in modo strategico, in base a dove e quando sono posizionati gli altri
  • Immagine della collezione: casting modelle, hair stylist, make-up artist, stylist, fittings con cui ho una panoramica generale di quello che sarà in scena.
  • Allestimento: scenografia, sedute e luci.

​2. GLI INVITI

  • Particolare attenzione alla grafica per quanto riguarda i cartacei
  • Mandare quelli in digitale almeno due settimane prima delle sfilate
  • Curare la mailing: contatti dei giornalisti che si vogliono invitare
  • Inviare loro un save the date circa venti giorni prima,
  • Inviare un gentel reminder ai giornalisti all’avvicinarci del giorno  
  • Fare una recall almeno due-tre giorni prima per sapere se saranno presenti
  • Mandare gli autisti ai giornalisti per assicurarsi la loro presenza, nel caso in cui fossero titubanti.

3. IL SITTING, LA SUDDIVISIONE DELLA SALA

  1. La stampa (front row: direttori, fashion editor, capiredattori, top stylist.. Dietro: tutti gli altri)
  2. Buyer: il posto dei buyer viene scelto dall’ufficio commerciale
  3. Celebrities: in prima fila, viene sfruttata la loro immagine per foto, istituzionare il brand, impersonificare il dna del brand.
  4. Fotografi/Televisioni: presenti dentro e fuori, ci sono i fotografi del brand, i freelance, quelli dei magazine, si dispongono in modo autonomo secondo dinamiche interne e gerarchie.

4. LA DOCUMENTAZIONE 

  • fotografie e riprese video per l’archivio, per i media e per l’online

5. MATERIALI DI COMUNICAZIONE

  1. Prima: sulle seduteci saranno il comunicato stampa che racconta lo spirito di quella collezione, il tipo di donna, il mood raccontato, la visione del designer, e il book con quattro/cinque look chiave della sfilata.
  2. Subito dopo: insieme al materiale fotografico e video rinvio il comunicato stampa e una selezione di 3/5 immagini con i pezzi della sfilata che rappresentano l’essenza della collezione, alla televisione invio di un paio di minuti più significativi della sfilata.

6. L'EVENTO

  1. Prima: il briefing alla stampa presente il loco, si anticipa ciò che vedranno
  2. Durante: le foto alle celebrities
  3. Dopo: il backstage e le interviste, momenti sfruttati dalla tv, e dai quotidiani che devono chiudere il pezzo la sera stessa.

7. IL BUDGET

  1. Definire il budget totale
  2. Ogni voce deve essere preventivata: sala, scenografia, musica, modelle, hair, make-uo, inviti, fotografo, riprese..
  3. Consuntivo

8. FOLLOW UP

  • Invio immediato di materiale fotografico e video per quotidiani, mensili, tv e digitale
  • Creazione del lookbook: servono ai giornalisti che fanno le scelte per gli articoli/editoriali, può essere 
uguale alla sfilata o con un occhio verso il commerciale 

  • Aggiornamento del sito web: in tempo reale con il video della sfilata (per il consumatore) 

  • La rassegna stampa: raccolta di tutto ciò che è uscito a proposito della collezione (quotidiani, 
recensioni, web), esistono delle agenzie di monitoraggio che fanno ciò. La rassegna stampa serve per fare una valutazione del proprio lavoro e capire se effettivamente è piaciuto. Si fa il punto della situazione 2 settimane dopo l’evento (cosa è piaciuto, cosa no, hanno apprezzato, è passato il messaggio che volevamo, se no, valutare se la colpa è dell’ufficio stampa o del prodotto)
  • Quantificazione: vedere quante uscite sui media ci sono state rispetto l’anno precedente o la sfilata precedente, fare un’analisi dei competitor.
  • Ringraziamenti

9. IL WEB E I SOCIAL

  • Sito web e live streaming 

  • Instagram, twitter, fb, snapchat: creare degli hashtag ad hoc 


3. LA CHECK-LIST DELL'UFFICIO STAMPA DI MODA

Who said what to whom, when, where, with with effect and why

  • who → l’azienda
  • what → il contenuto
to
  • whom → target
  • why → l’obiettivo
  • Definire il contenuto: Può essere ISTITUZIONALE e raccontare dell’azienda o DI PRODOTTO e quindi sarà un editoriale still life o di prodotto. La comunicazione di un ufficio stampa è di due tipi: Proattiva (sono io azienda che decido cosa raccontare) o Reattiva (l’altra parte inizia una discussione e l’azienda risponde)
  • Definire il target: quotidiani, web, periodici, tv, radio, agenzie di stampa
  • Definire l'obiettivobrand awareness, prodotto, valore, rilancio


Man mano che andiamo avanti ci viene fatta sempre più luce sulle dinamiche e le professioni interne a questo enorme business che è la Moda.

Grazie alla conoscenza e soprattutto alla pratica, possiamo credere che quella che prima era semplicemente una passione, domani può prendere forma e diventare la nostra professione.


ADELE NATALE
24 anni, una laurea in scienze della moda e del costume e un master in marketing e strategie digitali. Communication lover, fashion addict , curiosa e versatile, equilibrata come una bilancia e normalmente stravagante, ama usare ossimori. Sazia la fame di conoscenza leggendo libri e la realtà che la circonda, viaggiando nel mondo e dentro sé, difendendo il gnỗthi seautón dell’oracolo di Delfi. Ha lavorato nell’organizzazione di eventi. Project manager e social media manager, per acqua di cocco Ococo o per un think tank politico non fa differenza, l’importante  è comunicare. Perché la comunicazione non ha bandiera o religione, è semplicemente un bisogno universale.


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