- Aprile 28, 2015
- Posted by: Eidos
- Categoria: News
Sesto appuntamento con il Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo. In aula, insieme alla classe #MasterGiornalismo28, ci sono Mimosa Martini, volto storico del Tg5, e Marcel Vulpis, giornalista sportivo e direttore dell’agenzia stampa SportEconomy.
di LISA HALFON*
Il sesto appuntamento della 28esima edizione del Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication vede come protagonista la giornalista Mimosa Martini, che dopo l’esperienza in Radio, e Radiouno, viene scelta come inviata estera per il Tg3, e come riferimento a Mediaset per il Tg5. Spesso inviata di guerra, soprattutto per le zone di Afghanistan e Iraq.
Un concetto a cui Mimosa Martini sembra tenere molto è che il giornalista, ogni giornalista, deve assolvere anche, e soprattutto, a un impegno civile.
Diventare giornalista: 3 cose da non fare
Un bravo giornalista deve essere attento a NON fare tre cose:
- Proselitismo
- Essere un politico
- Essere un missionario
Per esempio, in Pakistan, nel momento in cui si deve fare un servizio è bene adattarsi alle regole del posto. Altrimenti il rischio è di mettere a repentaglio la propria vita, anche se si vuole mantenere alta la propria personalità e identità di genere. Ad es. il caso della Fallaci e la Bonino.
Un giornalista deve conoscere la realtà in cui si trova a lavorare, che sia in Italia o all’estero. E per fare ciò, dovrà fare attenzione al contesto che ha di fronte, e studiarne gli aspetti sociologici.
Mimosa Martini ci ricorda che il fattore tempo è il primo dittatore del mestiere, e che non basta mai mentre si è alla ricerca di testimonianze e di materiali per la creazione di un servizio. Il tempo ha la sua incisività nelle scelte di progettazione e di stesura della notizia. Un giornalista che l’ha “per le mani”, dovrà scegliere di mantenere l’onestà, preferibile alla completa oggettività perché non è possibile (nel poco tempo a disposizione) verificare di persona tutti gli elementi che la definiscono. Ecco perché una serie di strumenti devono essere valorizzati e utilizzati: il tempo; la scrittura; le immagini/effetti sonori; la voce e il montaggio.
Scrivere per un TG: la scrittura
In un servizio per un tg un giornalista deve poter dire tutto, non solo il luogo e la data in cui si verifica l’evento in questione. La scrittura ha il compito di dire ciò che le immagini non mostrano, e questa è da considerarsi una regola di fondamentale importanza. L’abilità del giornalista sta nella scelta del dettaglio, per caratterizzare il suo servizio e continuare sul fil rouge degli elementi e i retroscena.
Preparare un servizio per il Tg: le immagini
Le immagini rimandano anche agli effetti sonori, poiché è importante che lo spettatore capisca dove si sta verificando l’evento raccontato, (anche) attraverso l’uso delle immagini. In fase di montaggio bisogna tenere conto anche degli effetti sonori che riguardano il passaggio di persone per le strade; in situazioni di pericolo (o di alta tensione) è sempre meglio che l’operatore lavori senza audio. Ci potrebbero essere informazioni sensibili, o dati compromettenti la sicurezza.
Preparare un servizio per il Tg: la voce
La voce richiede allenamento per diventare uno strumento di lavoro, ed è molto importante sentire il proprio tono (e timbro) mediante delle registrazioni “auto prodotte”. Si consiglia di parlare in piedi, lasciando che il proprio diaframma possa mantenere la piena capacità polmonare, e far sì di calibrare meglio la voce.
Preparare un servizio per il Tg: il montaggio
Per chi è ancora alle prime armi, il consiglio è di lavorare in modo semplice, scegliendo di girare un servizio con immagini poco mobili, come se fossero degli scatti di una foto. In questo modo la fase di montaggio risulterà più semplice. Un giornalista deve essere in grado di montare il proprio servizio, e può scegliere fra diversi programmi, tra cui:
- Premiere,
- iMovie,
- Final Cut Pro.
Il rispetto per il pubblico
Un giornalista «entra sempre nelle case della gente, ed è bene mantenere un atteggiamento di rispetto» ci dice Mimosa Martini. La sua dialettica, l’abbigliamento e lo stile devono essere consoni alla vicenda e alla notizia che si deve raccontare.
L’attacco del servizio è tutto
È importante che il giornalista faccia un buon attacco, e che quest’ultimo contenga l’essenza della notizia. Ciò avviene a partire da un particolare, che in quanto tale può definire lo stile il proprio lavoro.
Molte volte è importante l’uso e la scelta di immagini forti, che diano subito l’idea – a chi da casa – di quanto stia accadendo, e di ciò che si desidera veicolare.
Dal giornalismo televisivo al giornalismo sportivo
Dopo la lezione con Mimosa Martini, è la volta di Marcel Vulpis, giornalista sportivo esperto del settore economico, fondatore dell’agenzia stampa Sporteconomy e opinionista su temi di sport-business per RaiNews24, SkySport24, SkyTg24 e BloombergTv.
Con Vulpis lavoriamo in gruppi sui temi di maggiore attualità sportiva del momento, come la vendita dell’AC Milan e le vicende di Fair Play e dei probabili acquirenti della seconda società sportiva più importante in Italia.
Le nostre idee e le notizie ricercate prendono forma, e si uniscono insieme senza lasciare spazio ad altro.
Il pezzo nasce, si modifica e si lima a seconda dei possibili conflitti di interessi di chi vuole essere legato a “casa Milan”.
Facciamo tesoro di ciò che ci consiglia Vulpis durante la correzione degli articoli, per la seconda esercitazione legata al progetto del nuovo stadio dell’AS Roma. Lavoriamo su un’inchiesta presente sul Corriere Laziale che ipotizzerebbe un cambiamento nella linea di progettazione dell’area sportivo-commerciale voluta da Mr. James Pallotta a seguito dell’accordo con il sindaco di Roma Ignazio Marino. Se dalla quasi certa area di Tor di Valle si possa passare a Tor Vergata, lo potranno dire solo le prossime trivellazioni della Geodes che secondo le prime indiscrezioni e manifestazioni ambientaliste sembrerebbero avvenire su un terreno ad alto rischio di dissesto idrogeologico.
Grazie alle dritte di Marcel Vulpis lavoriamo su molto altro, soprattutto sugli aspetti politici ed economici legati al mondo del calcio, e ci lasciamo parlando di come al nostro prossimo appuntamento lo stadio potrà aver preso (o perso!) la sua nuova forma…
(*) LISA HALFON si è laureata in Filosofia per poi specializzarsi in Filosofie della Conoscenza: Scienza, Politica e Comunicazione presso l’università La Sapienza di Roma. Da sempre appassionata di multiculturalismo e pratiche della differenza, insegna filosofia e storia e come volontaria della Rete Scuole Migranti. Parla e scrive correntemente in inglese, francese, spagnolo, tedesco ed ebraico. Aspirante giornalista scientifico e membro di diverse associazioni partecipa a diverse iniziative socio-culturali per la cura e la tutela del territorio urbano. Si occupa di progetti in formazione linguistica e comunicazione, con particolare riguardo per la scrittura creativa. Nel suo blog ‘Green Lyrics’ considera varie tematiche, spaziando dall’etica alla politica sociale.
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