Il valore delle competenze è la consulenza migliore che puoi offrire al politico

Non ho fatto in tempo a disfare le valigie che già si ritorna a casa. Questa volta, però, la valigia è tanto più pesante quanto più contano le cose che mi riporto dentro. E sono davvero tante.

Questo primo weekend del Master in Consulenza Politica e Marketing Elettorale di Eidos Communication si è appena concluso e uscendo dall’aula, ho avuto la netta sensazione di portarmi nel quaderno degli appunti segreti e dei consigli che mai avrei potuto raccogliere dai libri o dai giornali.

Sono bastati due giorni per arricchire me e i miei colleghi masteristi di così tante nozioni e metodologie, che vengono tra l’altro dalla bocca di esperti del settore, da farci già immaginare il futuro e, soprattutto, il prossimo appuntamento di questo Master appena iniziato.

Certo, è solo l’inizio del viaggio, in questo mondo complesso che è la politica. Abbiamo aperto la scatola e ci abbiamo visto dentro. Tutto questo non può vedersi dal di fuori del negozio.

Il ruolo del consulente politico, figura così poliedrica e di difficile inquadratura semantica – un po’ comunicatore, un po’ consulente, un po’ spin doctor – ci è stata introdotta da Nicola Bonaccini, giornalista, consulente politico ed esperto di comunicazione efficace.

«Lo spin doctor si occupa di strategia non di tattica» questo è il mantra della primissima lezione.

Uno spaccato iniziale sul ruolo professionale che tenteremo di conquistare in questi mesi, facendo nostri gli insegnamenti preziosi e necessari per assistere il politico, oggi come non mai sovraesposto al potere dei media, vecchi e nuovi.

Perseguire degli obiettivi nell’ottica di una strategia spesso lunga e in salita, devono essere i primi passi per arrivare ai risultati che ci siamo prefissati.

«Espressioni come “il gettone nell’Iphone” (citazione di Renzi, ndr) possono diventare quei simboli che generano spartiacque e, quindi, notorietà mediatica».

Ma dove va il consulente politico? Come tecnico presta le sue competenze al politico capace di saperle sfruttare; tuttavia non mette in campo le sue ideologie, come ha specificato nella lezione successiva, Umberto Febbraro, già responsabile della comunicazione per Banca Etruria ed esperto di comunicazione d’impresa.

«Il comunicatore politico è un sacerdote laico» questo ha sicuramente spazzato via ogni dubbio.

È un mestiere per pochi, ci ripete Febbraro, nel senso che bisogna mettere in campo competenze, non ideologie. È un’operazione costante che ha molto a che fare col concetto di valore e di rappresentazione della realtà. Noi siamo ciò che percepiamo. E arriviamo sul filosofico.

Questo consulente rischia di sembrare un santone? In realtà, ci spiega durante la lezione, un continuo tentativo di negoziazione, tra eletti ed elettori, con l’obiettivo di generare influenze – nel mondo dei media per esempio – e produrre consenso, nella vasta platea che difficilmente elabora i contenuti politici.

La notte l’abbiamo passata masticando questi concetti.

La mattina della domenica, invece, ci ha pensato Roberto Baldassari, giornalista, accademico e Presidente dell’Istituto Piepoli, a mettere altra carne sul fuoco. Le sue lezioni ci hanno spinto a partecipare al dialogo e ne sono venute fuori tre ore di consigli pratici su come gestire una campagna elettorale. Queste non si vincono sul web, ma è molto peggio lasciare “il vuoto” ad altri.

«In un’anfora ci sono 90 palline, ognuna di queste ha la stessa probabilità di uscire dell’altra» provare a spiegare la probabilità, l’efficacia dei sondaggi, dev’essere stato più difficile che ascoltare.

Le elezioni si vincono con i numeri. Questo il succo esplosivo delle sue parole. Bisogna essere cinici, pronti a tutto ed è per questo che spesso «parliamo di war room perché non basta la filosofia», le campagne si fanno con squadre di uomini disposti a lavorare anche 20 ore di fila, mettendo a dura prova la nostra resistenza fisica. Parole che potrebbero spaventare chi ha il sogno nel cassetto di fare questo mestiere nella vita – e non solo per passione – ma Baldassari ci dice anche che il valore delle competenze – il comun denominatore poi di tutto il weekend – è ciò che di meglio possiamo davvero offrire al politico.

«Dobbiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo» e questo si aggiunge al fattore più intimo di ognuno di noi, poiché «se iniziate a pensare a 5 cose positive quando cominciate la giornata, vedrete come influenzerà anche le prove più difficili».

Insomma non solo tecniche, competenze e tanti assi nella manica… Il consulente deve essere portatore di valori positivi, non solo per sostenere il candidato nel suo difficile percorso, ma anche per trarre il meglio dalle estenuanti giornate che impegnano lo staff durante una campagna elettorale (ma non solo).

Questo almeno il senso che ho dato io a questa prima lezione del Master in Consulenza Politica di Eidos Communication che ha chiuso il ciclo sul ruolo anche controverso del consulente politico, sempre in bilico tra ciò che va fatto e ciò che si deve fare.

«Alla fine non vi ringrazierà nessuno, neanche il vostro cliente» quindi dobbiamo essere bravi a produrre notorietà, ma altrettanto bravi a non generarne su noi stessi.

Pillole di straordinario realismo che hanno introdotto l’utilità strategica dei sondaggi, soprattutto sul ruolo che essi hanno nel farci capire le potenzialità e le caratteristiche del politico. Quindi sondaggi rivolti all’interno – verso il nostro staff e per la nostra utilità – e verso l’esterno – per far capire agli elettori chi arriva primo di altri. Ed è anche una questione di metodo. Spesso conta di più fare la domanda giusta, poiché anche un sondaggio può avere un fine strumentale per noi consulenti. Il sondaggio è uno degli strumenti più tecnici e scientifici tra le mani dei consulenti e, quindi, dei politici.

Il salto della barricata, di quella traccia borderline, tra politica e giornalismo, ce l’ha fatto fare una figura di spicco del giornalismo italiano: Marco Bracconi, caposervizio al desk di Repubblica.it.

Retroscena, analisi e verità. Il giornalista politico entra in stretto contatto con i consulenti, non solo nella classica intervista con annesso grado di rischio, ma anche e soprattutto per far uscire quelle notizie che costituiscono il continuo do ut des tra le due figure che ruotano attorno il personaggio politico. Bracconi ha infatti sottolineato questo continuo compromesso macchinoso e complesso, tra il mondo dell’informazione e mondo politico, ormai sempre più vicino alle riduzioni dicotomiche destra/sinistra e vecchio/nuovo.

Per avere visibilità il consulente deve conoscere il mestiere del giornalista politico «ecco perché oggi indosserò i vostri panni e vi farò capire a cosa un giornalista non può proprio rinunciare» poiché nel gioco vorace dell’informazione «il grado di novità di una notizia è direttamente proporzionale all’interesse che quel tema suscita nell’opinione pubblica».

Troveremo anche il tempo per concludere questa ultima lezione del weekend a casa. Marco Bracconi ci ha chiesto di preparare un’intervista per il nostro politico di riferimento, rivolgendoci, ipoteticamente, proprio al nostro cliente al fine di “rendergli la vita più facile”.

Visto quante cose in valigia? Per noi «sacerdoti laici» del futuro, il Giubileo sarà tutto politico, come lo sarà nella nuova stagione di House of cards.

Alla prossima lezione, al prossimo viaggio, caro Frank.


SANTI CAUTELA

Siciliano. Laureato in Comunicazione Politica all'Università Torvergata di Roma. Giornalista praticante, vignettista e blogger per salvateletica.it. Autore di Kennedy, un socialista alla Casa Bianca (Historica, 2015).

Ho collaborato con l'Avanti onlineIl Secolo d'Italia e altre testate locali siciliane. Amo il mare, House of Cards e la Juve.


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