- Febbraio 11, 2016
- Posted by: Eidos
- Categoria: Giornalismo
Ebbene sì, la fine è arrivata. La 29esima edizione del Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication si è conclusa con un intenso weekend e l’esame finale.
Stanchezza, malinconia, pensieri sparsi ne abbiamo?
Sì, probabile, ma non c’è tempo di guardare troppo indietro, almeno non adesso.
Bisogna mettere insieme i frutti di questa esperienza, durata dieci weekend per quasi cinque mesi e bisogna farlo ora, quando gli allievi del Master di Eidos continueranno il loro stage curriculare nelle varie redazioni e, una volta terminato, con tutto il più grande augurio, procederanno senza sosta verso il loro obiettivo.
«Continuare a perseverare per ciò che si ama. I tempi sono quelli che sono, ma finché si è giovani, in gamba e con tanta energia, vale la pena non mollare»
Così è stata chiusa la 29esima edizione del Master in Giornalismo di Eidos da Marco Bracconi.
Il giornalista di Repubblica, presente già alla lezione sul web, è tornato per affrontare un mondo affascinante e poco conosciuto, quello della radio.
I dieci anni di esperienza nella cugina cieca della tv, accumulati da Bracconi, si fanno sentire. Con il suo inconfondibile stile, intimo, che rompe la classica distanza tra docente e allievo, le sedici ore totali di lezione sono volate. Le aspettative dei ragazzi, già elevate dopo il weekend sul giornalismo online, non sono state deluse, anzi, il tema radio ha entusiasmato ancora di più la classe.
LE BASI DI UNA CONDUZIONE RADIOFONICA
La radio, questa sconosciuta. Effimera, immediata, rapida che, alle sue spalle, nasconde un enorme e continuo lavoro.
C’è un principio fondamentale dal quale, per chi lavora in radio, non si può prescindere: i tempi di attenzione dell’ascoltatore. Ogni giornalista ha un pubblico a cui rivolgersi e, quello radiofonico, ha l’ascoltatore. Un pubblico variegato che non ha la possibilità di selezionare le notizie, come chi legge su carta oppure online, bensì deve “sottostare” alla scaletta decisa dalla produzione. Se questa scaletta e il modo di presentarla non soddisfano, la soluzione è solo una, cambiare stazione.
La radio è, come il web, uno strumento libero, gratuito. Non infinito, ma con un’ampia varietà di scelta.
Un valido staff radiofonico quindi, partendo dal presupposto che l’attenzione media di un ascoltatore va dai 45 ai 50 secondi, deve agire di conseguenza attraverso alcuni “escamotage”, ovvero trucchi del mestiere, suscettibili, come ogni professione legata alla comunicazione, a variabili.
Scopriamo quali sono questi strumenti. Introduzione di elementi di variazione fonetica che si ottengono attraverso il cambio di intonazione, le pause oppure con l’alternanza di voci, quest’ultime garantite dall’organizzazione di una buona scaletta. Quando una scaletta è buona, in radio? Quando dà sistematicità al programma e non lo divide in compartimenti stagni. Unire, non separare. Un programma radiofonico efficace deve dare all’ascoltatore la sensazione di trovarsi lì, insieme al conduttore, all’intervistato, all’inviato. Dinamismo, immediatezza, rapidità. La radio ha solo l’udito su cui lavorare e deve far confluire, in un unico organo di senso, caratteristiche che, di suo, quest’organo non ha.
L’ascoltatore infatti, attraverso il suo orecchio, deve poter avere la sensazione, mentre ascolta un programma radiofonico, di vedere chi parla, di essere lì presente, di toccare con mano ciò che gli viene raccontato.
Sistematicità del programma, realizzazione di interviste combinate tra ospiti in studio e in linea, ma anche utilizzo di parole che rendano l’idea di prossimità con l’ascoltatore, accanto a me, abbiamo qui e, nel caso di un inviato sul posto per un servizio radiofonico, accompagnamento del pubblico nelle azioni del giornalista.
TEMPO E SPAZIO
Un tuffo nella filosofia kantiana. Tempo e spazio come principi a priori della sensibilità umana, secondo il filosofo tedesco e, tornando con i piedi per terra, anche per il mondo radiofonico.
Tempi da mantenere a un ritmo sostenuto e spazi da condividere con un pubblico più ampio possibile.
Sì perché, in radio, non si parla a un solo ascoltatore, ma a molti. Da qui deriva anche l’esigenza del conduttore di ricontestualizzare l’argomento di cui si sta trattando per chi si è appena sintonizzato dopo, per esempio, gli stacchi pubblicitari o la ripresa della linea in seguito a un servizio o a un’intervista.
Attenzione però: mai essere ridondanti e scolastici in radio e questo vale sia per la conduzione, che per un servizio dall’esterno o per il giornale radio.
Periodi brevi, tagliare il più possibile frasi inutili, niente subordinate, utilizzare sinonimi se le parole sono troppo lunghe, prendere le pause giuste, cambiare intonazione e, soprattutto, preparare servizi, discorsi o quant’altro come se si dovesse parlare a un amico.
«Dovete imparare a non leggere mai, ad andare a braccio, perché l’ascoltatore questo lo sente. La radio, al di là di alcuni parametri basici, non è scienza, ma continua variazione. Questa capacità però si acquisisce con l’esperienza», ci spiega Marco Bracconi.
LE ESERCITAZIONI
Poteva mancare, all’ultima lezione del Master in Giornalismo di Eidos Communication, la fase pratica?
Ai ragazzi è stato chiesto di preparare la scaletta per una trasmissione radiofonica, con tanto di scelta di argomenti e persone, in linea o in studio, da intervistare. Hanno poi dovuto decidere il momento di entrata e uscita dalla trasmissione degli ospiti ma anche se inserirvi o meno l’inviato considerando, ovviamente, i tempi esatti per rientrare nei 20 minuti di programma, con pubblicità annessa.
C’è stato poi il momento di realizzare dei pezzi scritti per il giornale radio, con registrazione della propria voce, di vestire i panni del conduttore radiofonico per introdurre il programma, ma anche quelli dell’inviato che, in mezzo alla strada, è stato chiamato dal conduttore/docente, per raccontare il suo servizio in diretta.
LE VARIABILI IN RADIO
Nulla è immune dalle variabili, la radio ancor meno. Questi elementi sottolineano l’esigenza di adattarsi a ogni situazione e, anche qui, è l’esperienza a insegnare.
Un argomento può avere maggiore o minore importanza, un ospite può essere molto autorevole ma poco “radiofonico”, un altro invece, non così determinante nella scena pubblica, può essere una persona carismatica, che tiene il ritmo, dunque, molto radiofonica. Sono tutte queste variabili a determinare la necessità di dilatare o restringere i tempi di attenzione e, dunque, gli spazi da concedere.
UNA RIFLESSIONE DA TUTOR
Concludo questo mio ultimo diario di bordo con una riflessione da “tutor”:
le idee, i concetti, i pensieri da raccogliere e ricollegare in seguito a questa edizione del Master in Giornalismo di Eidos non mancano, i ricordi neanche. Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio ma, in questo caso, lo stacco può essere meno netto o, forse, del tutto assente. Questo dipende da ognuno di noi, dalla nostra tenacia, dalla capacità di guardare oltre, senza perdersi quello che ci sta accadendo adesso e dalla nostra abilità nel trovare, in ogni esperienza, nuove opportunità. Collegare, unire, fare rete.
Non mi resta altro che fare un grosso in bocca al lupo ai prossimi allievi del Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication!
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