- Febbraio 16, 2016
- Posted by: Eidos
- Categoria: Politica
“Caro Direttore, in questo week-end del master in Consulenza politica e marketing elettorale di Eidos, si è soprattutto parlato di “lettera al giornale”.
Potremmo iniziare così il racconto dell’aula questa settimana. Perché la seconda parte del modulo di Media Training di Nicola Bonaccini, giornalista ed esperto di comunicazione efficace, si è molto addentrato nel campo del messaggio politico. Prima abbiamo analizzato l’intervista, utilissimo strumento per “attaccare” il messaggio del nostro cliente politico, alle questioni più notiziabili.
Gestire un'intervista
Gestire un'intervista è una delle parti più importanti del lavoro del consulente politico, ecco perché bisogna seguire una vera e propria checklist:
- Il cliente e il suo romanzo, quale messaggio si vuole portare avanti
- Il mondo dei media, che target ha quel dato medium, chi filtra le notizie per quel target (chi è quel giornalista, di cosa si è occupato, che stile ha, i precedenti con altri onorevoli, lo spazio sul giornale), temi trattati del giorno.
- I lettori, con un’enfasi sulle risposte più che sulle domande.
Preparare un'intervista
Pensare alle domande difficili da porre al cliente è forse la parte più divertente della progettazione di una intervista. Si parte dalla swot analysis, dalle considerazioni sulle minacce e le opportunità, i cosiddetti punti deboli nella storia del cliente. Gestire le minacce vuol dire anche giocare d’anticipo e portare allo scoperto i gangli con cui si pensa di essere deboli. Per pianificare una intervista si parte dalla domanda chiave: cosa vogliamo dire? E si procede per fasi:
- Cos’è davvero importante per te (cliente)?
- Cosa è importante per il giornalista? È interessante per il medium?
- Cosa è importante per il pubblico? È interessante per i destinatari?
Si fa una selezione dai 10 messaggi, e si passa a 3 messaggi più importanti. Questi vanno poi inseriti nelle risposte, rilanciando, attraverso il design del messaggio, fatti e risultati, benefici, call to action, sound bites. Nelle risposte, al contrario di quanto si possa credere, non bisogna ripetere concetti negativi: il classico “non è vero” come risposta, non funziona. Ma soprattutto, una intervista si considera davvero conclusa solo quando va in onda, per escludere il pericolo dei fuori onda a tradimento.
Come rispondere durante un'intervista
Si chiamano Repetition, bridging, flagging. Ripetere il messaggio può aiutare chi ascolta a memorizzarlo “sotto pelle”. Con il bridging si collega la risposta al nostro messaggio come l’esempio: «In Italia i licenziamenti sono aumentati ma il punto è un altro». Bisogna inoltre ricordarsi che non serve sempre dare risposte macchinose e articolate, dati i tempi televisivi stringati, il dono della sintesi è quello più prezioso ed è per questo che bisogna esercitarsi. Se non si sa rispondere alla domanda imprevista, niente giri di parole ma una sana e felice ammissione di ignoranza.
Con il flagging – letteralmente “mettere le bandierine” – ossia focalizzare l’attenzione sul messaggio o enfatizzarlo, si vuole sottolineare qualcosa di importante alzando la voce aiutandosi con il linguaggio del corpo («quello che il pubblico deve sapere… ciò che mi preme sottolineare…»).
La lettera al giornale
Queste tecniche non servono solo nell’intervista ma anche nella lettera al giornale, ossia quello strumento che possiamo utilizzare noi consulenti per un’analisi più elevata su una data questione. Una sorta di spazio autogestito che può aprire un dialogo intellettuale con un direttore di giornale che per esempio non condivide totalmente le nostre posizioni. L’obiettivo resta spiegare il proprio messaggio, lanciare proposte e “scavare” spazio nel mondo dei media.
Sia sull’intervista che sulla lettera abbiamo fatto diverse esercitazioni. Il difficile non è stato porre le giuste domande – anzi le ingiuste domande cattive – ma trovare la risposta migliore, soprattutto nei punti deboli del nostro potenziale cliente. La lettera poi, deve contenere tutte queste tecniche, compresi i sound bites e le domande retoriche, perché non si devono semplicemente destinare ai direttori e alla cerchia di intellettuali ma a chi poi quelle dinamiche le interpreta e li legge, ma anche ai competitors interni al partito.
Il talk show politico
Nell’ultima parte del week-end del Master Eidos abbiamo parlato di talk show politici con Andrea Pennacchioli, giornalista di La7 e autore di Omnibus.
Il talk show inteso come dibattito nasce nel 1968 negli Stati Uniti e arriva in Italia grazie a Maurizio Costanzo sul finire degli anni 80’. La contrapposizione è l’elemento fondamentale di un talk show. L’inizio della Seconda Repubblica, l’anno della svolta, la campagna elettorale del 91’ vedono la caduta dei vecchi modelli e la presentazione dei nuovi. Il primo faccia a faccia tra Achille Occhetto e Silvio Berlusconi diede la svolta in favore del secondo, capace di gestire meglio il mondo dei media in rapida evoluzione.
Esistono due tipi di talk: quello che fa “Infotainment” (informa e intrattiene) e i talk dei telegiornali, che sono fasce di approfondimento.
L’esercitazione finale è stata su come gestire una trasmissione organizzando una riunione di redazione. Andavano scelte tematiche da prima serata, ospiti, fasce orarie. Spesso quello che risulta interessante, per esempio sulla carta stampata – questo è emerso dall’esercitazione – viene relegato dal format televisivo, che predilige lo scontro ma soprattutto la flessibilità del linguaggio.
Vede Direttore, se questa fosse una lettera vera, concluderei con un’ultima riflessione, ma preferisco tenerla sulle spine e rimandarla al prossimo week-end, sono sicuro che il suo giornale tornerà ad ospitarci.
Con stima, Onorevole Underwood.
SANTI CAUTELA
Siciliano. Laureato in Comunicazione Politica all'Università Torvergata di Roma. Giornalista praticante, vignettista e blogger per salvateletica.it. Autore di Kennedy, un socialista alla Casa Bianca (Historica, 2015).
Ho collaborato con l'Avanti online, Il Secolo d'Italia e altre testate locali siciliane. Amo il mare, House of Cards e la Juve.
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