- Febbraio 12, 2014
- Posted by: Eidos
- Categoria: News
“Non credo che Wikileaks sia giornalismo libero”
Intervista al documentarista Franco Fracassi, docente del Corso di Giornalista d’Inchiesta promosso da Eidos Communication.
È proprio all’inchiesta che è dedicato il corso di
giornalismo d’inchiesta che Eidos Communication organizza a Catania dal 20 al 23 marzo e a Roma dal 27 al 30, in collaborazione con Scambieuropei, il giornalista Franco Fracassi, Telemaco-inchieste e Popoff.
Internet e riduzione dei costi della produzione video offrono molte più possibilità, ma la concorrenza si è fatta molto più serrata. È necessaria la conoscenza degli strumenti tecnici di lavoro e delle lingue per accedere al mercato globale. Dalla mia, cerco di contribuire dando opportunità ai giovani; la collaborazione con Scambieuropei è per me un’occasione di confronto con colleghi meno esperti. Con la nostra nuova testata telematica di denuncia Popoff, infatti, selezioneremo alcuni ragazzi dal corso di Giornalismo d’Inchiesta per realizzare un project work che li vedrà protagonisti con i loro pezzi sul nostro sito.
Quali sono le caratteristiche che deve avere un buon giornalista d’inchiesta?
Curiosità spropositata, ovvero chiedersi il perché di ogni cosa, avere sempre una visione d’insieme degli argomenti, abbandonare pregiudizi o preconcetti, avere una mente analitica e pronta a rischiare.
Wikileaks e Julian Assange, l’ultima frontiera del giornalismo libero. Qual è il ruolo di internet nel sistema dell’informazione e sul modo in cui le inchieste vengono condotte?
Non credo che Wikileaks rappresenti l’ultima frontiera del giornalismo libero, ma un’espressione di quella libertà che si può esprimere solo grazie a internet. Internet permette a soggetti che normalmente non hanno spazio nei media tradizionali di poter far sentire la propria voce. Al tempo stesso, l’eccessiva inondazione di informazioni contribuisce a creare un rumore di fondo, che può essere strumentalizzato per creare una sorta di monopolio delle coscienze, inimmaginabile prima dell’avvento di internet. Esempi chiari dell’affermazione di questo pensiero unico sono le rivoluzioni arabe.
Ci sono testi da consigliare per chi vuole diventare giornalista d’inchiesta?
Watergate di Woodward e Bernstein, Chi ha ucciso Daniel Pearl di Bernard-Henry Lévy, vedere Una storia americana di Andrew Jarecki e Tutti gli uomini del presidente di Alan Pakula.
Quali sono i riferimenti a cui ispirarsi?
Su tutti, Bob Woodward e Carl Bernstein, gli autori dell’inchiesta sul Watergate. Il giornalista del New Yorker, Seymour Hersh. In Italia, Michele Gambino, Fabrizio Gatti, Sandro Provisionato, Milena Gabanelli.
Giornalismo e politica. In Italia, i media sono troppo spesso vicini a interessi politici ed economici e la cultura dell’informazione è ancora scarsa. Come si esce da questa empasse?
In Italia, i difetti della società si riflettono sul giornalismo: monopoli, conflitti d’interesse e clan di appartenenza. Una legge sul conflitto d’interessi e sulle proprietà editoriali aiuterebbero. Più difficile impedire ai giornalisti di essere legati a interessi politici o economici.
Come dovrebbe comportarsi un buon giornalista d’inchiesta?
Verificare preventivamente le fonti, non accettare mai regali, di inviti a cena o a vacanze pagate.
Puoi darci qualche anticipazione sul seminario di giornalista d’inchiesta?
Il giornalismo è un mestiere che si impara con la pratica. Ecco perché, durante il corso, gli allievi scriveranno molto, simuleranno interviste, impareranno a progettare un’inchiesta. Inoltre, credo molto nella potenza educativa rappresentata dagli esempi. E nella partecipazione attiva degli studenti durante le lezioni. Se volete fare i giornalisti e pensate di farlo restando a osservare gli altri senza agire, allora, forse, avete sbagliato mestiere.
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Per maggiori info sul Corso di Giornalismo d’Inchiesta di Franco Fracassi compila il form che trovi alla pagina
www.eidos.co.it/giornalismoinchiesta/