I miei 2 giorni al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia | di Giulia Asprino

Perugia, 18 aprile 2015 – Primo giorno al Festival Internazionale del Giornalismo

Sono le 18.26. Non so cosa mi aspetta. Amo lanciarmi in nuove avventure e il festival del giornalismo è una di quelle. Ad attendermi il fascino medioevale di Perugia. Il centro storico pullula di giovani con la voglia di emergere. Prima di mettermi all’opera devo raggiungere l’Hotel Brufani, il campo base di tutta la manifestazione. Decido di fare affidamento sulla guida di un aspirante giornalista, conosciuto per caso tra gli scorci perugini. Il suo nome è Fabius, ventiseienne freelance di Marsiglia. Mi basta un rapido scambio di opinioni, a farmi capire come la realtà del giornalismo italiano, faccia a cazzotti con la colorata fantasia di centinaia di ragazzi. Li stessi che approdano carichi di trepidazione. Perugia ogni anno ridà vita a una passione. Un groviglio di emozioni. Un turbinio di speranze.

Il sole è appena tramontato. Dopo aver lasciato Fabius alla sua esperienza arrivo all’Hotel Brufani dove ritiro l’accredito stampa.  Incontro finalmente un volto familiare. È quello di Marco, mio compagno al Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication, nonché volontario addetto alle riprese dl Festival. Do uno sguardo veloce agli eventi in programma. È ufficialmente arrivato il mio momento. Devo sbrigarmi se non voglio perdere il panel dei “Social Fighters”.

Quando lo street food incontra la matita nascono le storie dei militanti di strada. ZeroCalcare, pseudonimo di Michele Rech, e Chef Rubio, alias Gabriele Rubini, sono la coppia che scoppia. Da un lato il nuovo fenomeno del fumetto italiano, dall’altro il carismatico cuoco ex-rugbista, star del programma DMAX “Unti e Bisunti”.  Loro sono i Social Fighters. Due talenti diversi, accomunati dalla voglia di portare avanti, in prima persona, una battaglia sociale, ma anche social. Tra i solchi della comunicazione, aprono una strada laddove la politica resta imbavagliata.

A fare da richiamo, nella cornice perugina, la storia di Rudra Bianzino. Ha appena quattordici anni quando suo padre, e sua madre, vengono arrestati per la coltivazione di piante di cannabis. Suo padre, Aldo, muore due giorni dopo, in carcere, in una vicenda nera e mai chiarita simile a quella di Cucchi. Storia che trova il suo epilogo nella recente condanna da parte della Corte di Strasburgo all’Italia, per il reato di tortura. Storia per la quale i social fighters hanno messo la loro faccia nella campagna #Soffiamoviagliabusi. Un dibattito originale, al quale si sono alternati momenti di leggerezza e di brio. L’incontro che ha attirato la famelicità di tutti i giovani coinvolti. La prima giornata si chiude sulle note di “Daje tutta”…

Perugia, 19 aprile 2015 – Seondo giorno al Festival Internazionale del Giornalismo

Occhi assonnati, trolley alla mano e cuffia nelle orecchie. La mia giornata inizia prestissimo. Sono le otto del mattino. Il tempo di prendere un caffè e sono già operativa.

Prima tappa: Hotel Brufani.

La sala stampa è gremita di persone. Ci sono i veterani del festival e quelli che – come me – sono alla loro prima volta.  La provenienza geografica e il tipo di studi di ognuno sono tra i più disparati: ci sono giornalisti praticanti, ci sono pubblicisti e ci sono semplici studenti universitari. Non solo appassionati, ma anche persone che vogliono provare una nuova esperienza. Pronte a esplorare le potenzialità della comunicazione, inventando modi inediti di fare informazione al tempo del giornalismo partecipativo dei social media

Tantissimi gli eventi in programma, dalla presentazione del nuovo libro di Daria Bignardi all’incontro con Enrico Mentana.

Tuttavia, un altro aspetto importante del lavoro di giornalista è quello di intercettare gli ospiti del festival che si aggirano per l’Hotel Brufani, e portarli davanti ai microfoni. Parlo con personaggi del giornalismo e della comunicazione che ammiro e che incontro dal vivo per la prima volta. Tra i corridoi della sala stampa intravedo il volto di Enzo Jacopino, presidente dell’ordine nazionale dei giornalisti. Ha l’aria di essere un uomo molto affabile, gli chiedo di rilasciarmi un’intervista. Con mia sorpresa accetta. L’emozione è tanta. Le mani tremano. Ma non mi faccio sopraffare. Afferro il microfono. Schiarisco la voce. Come un treno in corsa parte la prima domanda. È fatta! Porto a casa la mia prima intervista!

I miei due giorni al Festival Internazionale del Giornalismo si concludono qui. È stata un’esperienza irripetibile, emozionante e formativa.

Ho fatto ritorno a Milano con un bagaglio carico di euforia. Ho sperimentato che la distanza non è più un limite, perché, per citare Ferruccio De Bortoli,  «Viviamo in una era di distanza zero e di tempo zero. Nello stesso tempo reale posso essere in tutto il mondo, incurante del fatto che ci sia una distanza geografica che prima condizionava fortemente».

Non vedo l’ora di metere in pratica al Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo quanto ho imparato qui e di condividere tutto quello che è stato insieme ai miei compagni di corso.

Tutti aspiranti giornalisti.

Come me 😉

 

[Giulia Asprino]

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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