- Gennaio 28, 2016
- Posted by: Eidos
- Categoria: Giornalismo
Penultimo weekend del Master in Giornalismo e Giornalismo di Eidos Communication. Due giornate intense, diverse dal solito e movimentate da una carrellata di professionisti che in comune, ovviamente, hanno un elemento fondamentale: la comunicazione.
Perché diverse dal solito? Perché i tre protagonisti di questo nono weekend del Master svolgono tre professioni completamente diverse l’una dall’altra, anche se tutti loro sono giornalisti e, come appena detto, sono uniti da un’unica passione: la comunicazione nel senso più ampio del termine.
Partiamo da Andrea Pennacchioli, giornalista e autore di Omnibus – LA7, che nella mattinata di sabato 23 gennaio, ha aperto agli allievi di Eidos le porte di un mondo tanto popolare quanto poco approfondito, quello dei talk show.
Talk show giornalistici e, nel caso specifico di Pennacchioli, politici.
Talk Show
Si inizia con un interessante tuffo nel passato, volto a tracciare la storia di questo format televisivo, ormai così comune nel nostro Paese, dalle sue origini fino ai giorni nostri.
Il talk show nasce negli USA nel 1968, in occasione delle primarie per eleggere il presidente degli Stati Uniti d’America.
Al di là del fatto in sé, è importante sottolineare il motivo per cui ha iniziato ad avere successo il talk show: perché crea divisione, mette a confronto persone che non si amano e perché dà adito a un dibattito a cui tutti possono partecipare.
«In Italia questo format ha avuto problemi ad attecchire, ma negli anni ’90, con lo spartiacque tra vecchia e nuova politica e, quindi, con la scesa in campo di Berlusconi, il modo di fare televisione cambia. Per questo nasce il talk show», spiega Pennacchioli.
Una televisione del conflitto, una politica dello spettacolo, che stimola il dibattito, la polemica e dà, in qualche modo, voce anche al popolo.
E via alla carrellata di video di pezzi di talk che hanno fatto la storia, negli Stati Uniti e in Italia. Da Barack Obama che balla all’Ellen De Generes Show a Silvio Berlusconi che dà una “cartellata” in testa a Da Milano durante una puntata di Omnibus, fino alle gaffe dei politici. Tutti episodi unici e irripetibili che, in un modo o nell’altro, in una cultura e nell’altra, fanno la storia della televisione, incidono sul sentiment del pubblico e, di conseguenza, sulla reputazione del politico di turno.
Tutto lo schema del talk show politico nasce infatti per costruire consenso.
L’autore televisivo
Una lezione di giornalismo televisivo quella di sabato 23 gennaio, ma anche di quello dietro le quinte. Un mix di informazione e comunicazione, giornalismo e ufficio stampa.
L’autore televisivo, soprattutto nel caso specifico di Pennacchioli a Omnibus, si occupa anche di invitare gli ospiti che prenderanno parte al talk show, di costruire alternative in caso di “bidoni” all’ultimo momento da parte degli invitati o di notizie bomba, come la tragedia a Parigi dello scorso 13 novembre.
«Immaginate il sabato dopo il Bataclan accendere la televisione e sentir parlare di banche, per esempio. Sarebbe stato un errore fatale non trovare, in poche ore, di sera tardi, dei sostituti di un certo livello e disponibili a venire il giorno dopo in trasmissione per commentare i fatti di Parigi. Questo è anche il bello del mestiere», racconta Pennacchioli.
Caffè con gli ospiti, costruire rapporti interpersonali tra colleghi, politici ed esperti di qualsiasi materia, è fondamentale per riuscire bene in questo lavoro e mettersi in tasca una carta in più, da tirare fuori nei momenti di difficoltà e non solo.
Ancor prima, però, viene il pubblico.
«Il sentiment, oramai misurabile anche con i social, è sempre la prima spinta motrice per il programma e il suo orientamento. Non c’è un giorno che, in una redazione televisiva, non consultiamo l’ascolto e lo share raggiunto quotidianamente. In base a quello, quindi, dobbiamo muoverci».
Tutto è comunque una scommessa. A volte, infatti, si può scegliere di cambiare le carte in tavola per sperare nel “botto” di ascolti, ma è bene tenere in conto che si può ottenere anche tutto il contrario. Le sorti di una puntata infatti non dipendono sempre dall’idea brillante o meno dell’autore, dalla bravura o meno del conduttore di riprendere in mano le redini del programma, ma anche dagli ospiti che, essendo persone come tutti, sottoposte a un certo tipo di stress possono reagire “fuori programma”, appunto.
Ma visto che il Master in Giornalismo di Eidos Communication non vuole sentir parlare di teoria senza pratica, ecco che Pennacchioli improvvisa una riunione di redazione televisiva per organizzare la puntata di Piazza Pulita, il talk show di attualità che va in onda ogni giovedì sera su La 7. La scelta di quali temi, quali ospiti e quanti blocchi assegnare a ciascun invitato è stata tutta nelle mani dei nostri 23 allievi del Master.
Giornalismo sportivo
Dalla politica allo sport, dalla televisione al giornalismo online. Lo spartiacque è la pausa di sabato 23 gennaio quando, dopo pranzo, è arrivato in aula Marcel Vulpis, giornalista sportivo e fondatore ed editore dell'agenzia stampa Sporteconomy.it, specializzata in sport-business.
Per la gioia di gran parte della classe del Master, molto affezionata al giornalismo sportivo, Vulpis ha diviso in gruppi i 23 allievi e ha chiesto di preparare degli articoli sul calcio e sulle olimpiadi del 2024. I testi però non dovevano limitarsi all’aspetto sportivo, bensì dovevano mettere in relazione il settore con la società, la politica e l’economia. I gruppi migliori hanno avuto anche la soddisfazione di vedere il loro pezzo pubblicato sul portale di Vulpis.
L’addetto stampa
Giriamo pagina, tanto per rimanere nel gergo giornalistico e ricominciamo con la giornata di domenica 24 gennaio, che ha visto il tanto atteso ritorno in aula di Nicola Bonaccini. La sua promessa, fatta alla lezione passata del Master in Giornalismo di Eidos, è stata mantenuta e le richieste dei ragazzi soddisfatte.
Nicola Bonaccini, esperto di comunicazione, giornalista, media trainer e consulente politico, è tornato a illustrare il lavoro da addetto stampa, questo sconosciuto.
L’ufficio stampa: un mondo parallelo a quello del giornalismo, ma diverso. Uno ha bisogno dell’altra, ma ognuno tende a dominare l’altro e, per questo, è importante affinare professionalità e “astuzia”; qualità, quest’ultima, richiesta principalmente all’addetto stampa per far passare le notizie che lui crea. Che lui crea per raggiungere il proprio obiettivo. Che sia reputazione, business, notorietà, questo dipende dal proprio committente.
Politico o aziendale che sia il contesto in cui ci trova, potranno cambiare le priorità e il metodo di lavoro, ma il risultato finale deve essere sempre quello: la rassegna stampa con gli articoli che parlano della persona o dell’ente che l’addetto stampa sta rappresentando.
E torniamo all’importanza dello stringere relazioni con questi scettici chiamati giornalisti, che fuggono dalla richiesta di fare pubblicità, perché contraria al loro codice etico e che, per questo motivo, devono essere sedotti in qualche altro modo.
Nicola Bonaccini ha provato a insegnare agli aspiranti giornalisti del Master e, perché no, anche aspiranti addetti stampa, le “tecniche di seduzione” rivolte, questa volta, al giornalista e non al pubblico lettore, ovvero l’utente finale. Un passo in più quindi, un ulteriore cima da scalare per l’addetto stampa, che deve farsi molte domande prima di entrare in azione.
Come fare in modo che il giornalista prenda in considerazione il tuo comunicato stampa? Devi metterci la notizia. Come fare in modo, nel caso si stia lavorando per un’azienda, di non far passare il tuo comunicato come un mero slogan pubblicitario e renderlo il più notiziabile possibile?
La risposta pratica, ovviamente, è stata richiesta ai ragazzi che, abituati a stare nei panni dei giornalisti, si sono dovuti imbattere in un altro tipo di avventura, di questi tempi frequentemente abbinata alla professione giornalistica: quella di scrivere un comunicato stampa.
La risposta tecnica, invece, all’esperto:
«Usate i dati, i virgolettati, rendete credibile quello che state dicendo, senza scadere nell’autoreferenzialità e, soprattutto, orientati sempre al target e alla collettività. La domanda che un addetto stampa deve porsi è: in quale misura il tuo messaggio ha una rilevanza per il tuo pubblico?»
Con questa domanda esistenziale per l’addetto stampa, ma anche per il giornalista, si conclude il penultimo weekend del Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication.
Rimaniamo in attesa, allora, del climax finale.
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