Il papa che inventò la comunicazione politica

Nessun periodo storico è più da approfondire, quanto agli effetti che ha causato sulla nostra contemporaneità, del XVI e del XVII secolo europei. La formazione degli stati nazionali, l'evoluzione delle idee che plasmano la modernità, le scoperte geografiche che comportano l'abbandono di una visione del mondo chiusa, limitata ad un territorio del mondo tutto sommato limitato: sono gli inneschi che hanno comportato, per salti successivi e non sempre lineari, la nostra epoca e il nostro tempo. E' in questo periodo che si può datare la prima attività professionale e intenzionale, specificamente organizzata, di comunicazione politica: ad inventarla fu la gerarchia ecclesiastica. E' la storia della Congregatio de Propaganda Fide

 

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Il Vaticano con l'emergere dei movimenti ereticali prima e protestanti poi e con la saldatura degli stati nazionali che avevano deprivato la Santa Sede di sicure basi all'estero, aveva l'esigenza di rilanciare la propria azione evangelizzatrice. Papa Gregorio XV, nato Alessandro Ludovisi a Bologna, nel 1622 stabilì che venisse fondata una struttura apposita: la Congregazione per la Propaganda della Fede. Una sorta dunque di ministero dell'evangelizzazione, dotato di finanziamenti e di garanzie per operare al meglio: “l’anello cardinalizio per un finanziamento stabile, alcuni privilegi tra cui la gratuità della registrazione degli atti, un collettore di elemosine e un segretario in grado di portare avanti i lavori”, scrive un sito specializzato in ricerca storica. 

 

Il piano di papa Ludovisi era quello di lavorare, accanto alla dimensione repressiva e inquisitoriale, su un piano di persuasione spirituale, di convincimento delle anime perché venissero recuperate alla fede di Roma. L'obiettivo dell'opera era, si legge nei documenti di fondazione, “la conversione dei pagani e infedeli e il recupero alla Chiesa romana di eretici e scismatici, ma anche i rapporti con le comunità di cristiani orientali uniti a Roma e infine l’assistenza spirituale delle minoranze cattoliche”.

 

Per convertire le anime serviva grande conoscenza e preparazione, così i missionari e i presbiteri che si formarono sotto l'egida della congregazione studiarono profondamente le tradizioni e le culture dei popoli da evangelizzare o da rievangelizzare, anche se non sempre l'esperimento riuscì al meglio. La fondazione della Congregazione si inserisce però, e questo è l'elemento principale ai nostri fini, in un riassetto strategico complessivo della Chiesa dopo l'era delle riforme, con l'obiettivo nettissimo di convincere le persone a mutare le proprie idee: insomma, una vera opera di comunicazione politica.