Se la politica si fa coi vestiti

E' convocata per sabato 8 dicembre la nuova manifestazione dei gilet gialli: un movimento di protesta nato dal rialzo delle accise sul diesel che da qualche settimana sta paralizzando la Francia. In tutto il mondo i manifestanti sono riconosciuti e nominati a partire dal capo di vestiario che hanno scelto di indossare, il gilet giallo fosforescente tipico dei lavori in corso: i gilet jaunes sono così diventati sinonimo di movimento radicale e manifestazioni di piazza, spesso anche violenti. E' noto che la comunicazione politica ha molto a che fare col simbolico: serve un'immagine forte, netta, immediatamente trasmissibile che l'inconscio dei potenziali elettori o interessati possa associare ad un contenuto, ad un pensiero o a una informazione: pensiamo solo ai simboli politici o di partito. Un indumento può assolvere la stessa esigenza e d'altronde non sono certo i gilet gialli il primo movimento che ha fatto politica col vestiario. 

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1) I manifestanti-fantasma: le tute bianche

Dobbiamo tornare al 2001 per raccontare questa storia: durante i cortei contro la globalizzazione e contro il G8 nati da quello che venne chiamato “Il movimento di Seattle”, alcuni manifestanti e militanti radicali sfilavano in manifestazione vestiti come gli “Omini della Michelin”, si diceva allora, con tute bianche da cantiere pensate sia per resistere alle azioni della polizia, che per impersonare dei “fantasmi” che avrebbero per sempre infestato gli incubi delle forze dell'ordine: vennero chiamate proprio così, le tute bianche. Durante la celebre e durissima manifestazione del 2001 a Genova ci furono oltre 20mila tute bianche, che diventarono presto uno dei volti “iconici” del movimento. 

2) La marcia dei quarantamila colletti bianchi

Nel 1980 la Fiat era molto in difficoltà dopo una giorni di scioperi e di picchetaggi molto forti, in risposta ad annunci di misure di cassa integrazione e licenziamenti molto estesi annunciati dall'azienda; anche il segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer era davanti ai cancelli della Fiat per manifestare la propria solidarietà agli operai. Spontaneamente però, oltre quarantamila quadri e dirigenti della Fiat, i cosiddetti “colletti bianchi” perché venivano a lavorare in camicia, scesero in strada per le vie di Torino chiedendo lo stop delle azioni sindacali e il ritorno alla normale vita aziendale. Una delle manifestazioni più significative nel suo genere, la marica dei quarantamila colletti bianchi viene spesso indicata come un punto di non ritorno nella storia sindacale italiana e costrinse i sindacati ad accettare condizioni diverse da quelle che avevano intenzione di spuntare. 

3) Rivoluzionari in maschera: Anonymous

Mutuata dal popolare film V per Vendetta, la maschera di Guy Fawkes, rivoluzionario cattolico inglese vissuto nel primo 1600, andò ad identificare il movimento di hacker e attivisti digitali che forzavano siti internet di grandi corporation o di governi repressivi per individuare e pubblicare informazioni riservate. In generale la maschera di Guy Fawkes identificava “l'anonimo rivoluzionario” che riunito in una legione digitale era pronto a forzare i sistemi di controllo percepiti come iniqui e repressivi. Le “operazioni” più di successo di Anonymous, secondo il movimento stesso, si sarebbero sostanziate nell'abbattimento di siti web relativi all'Isis, responsabili degli attentati di Parigi, finanziatori di luoghi in cui sono accaduti fatti di rilevanza criminale e personalità della Russia di Vladimir Putin: in ognuno di questi “attacchi” dati personali, indirizzi ed informazioni sensibili sono state hackerate ed esposte al pubblico. 

 

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