ROBERTA BENVENUTO, nata a Campobasso nel 1987. Allieva del Master Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo di Eidos Communication. Dopo gli studi linguistici ha proseguito il suo percorso di formazione con una Laurea in Lettere e una Magistrale in Editoria e Giornalismo, specializzandosi nel campo del documentario televisivo. Da sempre appassionata di giornalismo d’inchiesta e documentari, ha lavorato in Italia e in Spagna anche come web writer e social media manager.
L’ITALIA E IL LAVORO
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. O no. Nel febbraio 2014 l’Istat dichiara che in Italia il 42,4% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è senza un lavoro, 690 mila persone. E, si potrebbe aggiungere, senza una concreta speranza di trovarlo. C’è qualcuno che ha ben pensato di far diventare questa speranza un business.
“Cercasi giovani per lavoro facile”, “guadagno immediato”, “vendita con importanti sviluppi”, “part time o full time”: un sogno per i giovani italiani costretti a tornare a casa dei genitori perchè senza una fonte di reddito. Sarà poi così semplice?
LA TELEFONATA
Chiamando alcuni numeri tra i tanti annunci di questo genere, reperibili in maniera indistinta tra giornali dediti all’informazione sul lavoro, riviste di annunci di privati, volantini, pubblicità on-line e affissioni in metro e fermate dell’autobus, le dinamiche della chiamata sono quasi sempre le stesse. Una voce, molte volte straniera, inizia il prologo, imparato a memoria e senza pause, di quanto sia semplice lavorare da casa, o come imprenditori di se stessi. La società è SEMPRE leader nel campo di riferimento, con guadagni SEMPRE crescenti. Bisogna assolutamente e senza impegno andare di persona per conoscere il mondo dell’azienda: per telefono non si può spiegare tutto.
Alcuni sono facili da smascherare con un po’ di insistenza. Vi è sempre un “previo corso di formazione”, ovviamente a pagamento, un’iscrizione annuale, un kit iniziale, un book fotografico dal costo spropositato, oppure un macchinario da comprare, o se si è fortunati, è un porta a porta, o un call center senza un fisso mensile.
Spesso la linea cade dopo qualche secondo dalla telefonata, altre volte chiedono di dettare il CV per telefono: in questi casi i numeri sono a pagamento.
Come dichiara l’Unione Nazionale Consumatori: “se ci chiedono soldi per iniziare l’attività, meglio rispondere ‘no, grazie’, ricordando che per lavorare non dobbiamo essere noi a pagare”.
UN CASO ESEMPLARE: ACQUISTARE IL PRODOTTO PER LAVORARE
Interessante l’annuncio di un’azienda di caffè nel settore network marketing –ovvero nella vendita basata sul passaparola – : ti fa “guadagnare e ti paga sul caffè che bevi, dandoti la possibilità di lavorare da casa”. L’iscrizione è di 199 euro: a casa verrà inviata una macchinetta del caffè e 120 capsule, più un buono di 500 euro per un viaggio in Costa Brava. Il lavoro consiste nel bere il caffè e farlo bere ai propri conoscenti. Si basa tutto sul passaparola, non bisogna vendere. Chi “lavora” avrà diritto al 20% di sconto sulle capsule per tutta la vita. In più dovrà trovare 5 persone disposte a fare lo stesso: si guadagna il 20% dalla loro iscrizione. Con queste 5 adesioni il costo dell’iscrizione viene recuperato, poi si guadagna sui loro eventuali clienti, sbloccando dei livelli che permetteranno di guadagnare sempre di più. Da cercatori di lavoro si diventa clienti.
La metodologia di guadagno non è chiara. Sembra il classico caso di vendita piramidale, dichiarato illegale dalla Legge del 17 agosto 2005, n. 173, che vieta il “guadagno da puro e semplice reclutamento di altre persone e in cui il diritto a reclutare si trasferisce all’infinito”. La stessa legge vieta, poi, la costrizione all’autoconsumo dei beni da vendere, se non in forma e nelle quantità di un campionario.
IL COLLOQUIO
Dopo la telefonata i colloqui sono il secondo teatro dove va in scena la persuasione di guadagni facili e sicuri. Non viene richiesto il curriculum e, in realtà, non viene fatto neanche il colloquio. Il tutto si svolge come un convegno, un’azione collettiva di convincimento con slides, dati, e un coach che, senza sosta, spiega come è semplice guadagnare. Sono presenti persone che hanno già aderito per raccontare la loro esperienza lavorativa di network marketing e della svolta che la loro vita ha preso dopo l’utilizzo del prodotto stesso. Questa volta l’azienda in questione lavora nel campo del wellness: tutti tonici, sorridenti, atmosfera accogliente, candele profumate, fiori di plastica colorata sui tavoli. A stonare solo gli sguardi persi di persone improvvisamente catapultate in un codice linguistico propagandistico senza sapere il perchè. Mai fare domande sulla tipologia di contratto, inorridiscono. Non c’è nessun contratto. Bisogna comprare un KIT per essere collegati ad un codice. Questo codice permette di prendere contatto con l’azienda. Senza, non si può neanche entrare nella sede principale. La parte interessante è che non si lavora per l’azienda: si diventa distributori dei prodotti ed eventualmente clienti con uno sconto particolare. Con la vendita dei prodotti aziendali guadagni inizialmente il 25%, dopo 5-6 clienti l’azienda ti riconsce il 35%, poi il 50%. Chi ti ha introdotto al mondo commerciale dell’azienda guadagna la differenza tra la tua percentuale e la sua. Modalità molto simile alla piramide dell’impresa di caffè. Si guadagna soprattutto dal flusso di nuovi adepti creato, non tanto dai prodotti venduti.
Ma come si inizia a guadagnare? Nel KIT oltre al codice e ad alcuni opuscoli didattici, c’è un prodotto, un integratore alimentare per testarne personalmente la validità.
“Le persone vedevano quanto stavo dimagrendo e come fossi in forma e mi chiedevano informazioni”- afferma una lavoratrice nel turno di condivisione della sua esperienza personale. Ecco, i primi clienti! “Fai un ‘beauty party’, inviti tutti i tuoi conoscenti ed inizi il tuo business”.
Questo clima lavorativo idilliaco, in cui tutti sono contenti di lavorare – ognuno, infatti, dedica il tempo e le energie che ritiene opportune perchè non c’è impegno, “sei imprenditore di te stesso” – si incrina sono alla domanda “e i contributi? E in caso di malattia?”. Pareri discordanti. Non ci sono contributi perchè non c’è un contratto, c’è il codice, e ci sono le royalty, un 5% – non si capisce bene su cosa- che l’azienda riconosce a vita, anche ai figli dei distributori. “Ma non sono cose da affrontare in questa sede”- dice la coach- “ci sarà un corso di formazione del costo di 30 euro in cui vi verrà spiegato tutto”. Lo speaking si basa sul coraggio e la capacità di cogliere l’opportunità lavorativa al volo: “siete pronti a scommettere su voi stessi?”.
L’azienda in questione è molto nota nel campo del network marketing e esistono pareri discordanti sulla liceità del suo metodo di lavoro che si mantiene sempre sul filo tra la legalità e l’illegalità.
Circa questa tipologia di reclutamenteo l’Unione Nazionale Consumatori spiega che “le vittime predilette sono proprio i giovani”, disperati ed inesperti in ambito lavorativo. Ma sempre di più anche gli immigrati e padri di famiglia che hanno perso il lavoro.
Gli annunci sono quasi sempre generici proprio per avere un bacino di utenza maggiore ed indistinto.
Il desiderio di entrare a tutti i costi nel mondo del lavoro porta ad un oscuramento totaledell’obiettivo di chi cerca un impiego: dare la propria professionalità, il proprio lavoro, in cambio di denaro e in cambio di una soddisfazione personale nel concorrere “al progresso materiale o spirituale della società” – come recita la Costituzione Italiana.
Di fronte ad annunci di questo tipo chiedersi sempre se questo è un lavoro. ♦
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